Archivio | 2006/10/07

Ricordando l’ Insurrezione Ungherese

Sono passati 50 anni dall’insurrezione ungherese e voglio raccondare ciò che ricordo di quel tragico evento: avevo dodici anni e quella sera dell’ ottobre 1956 ero a tavola con la mia famiglia quando la radio interruppe i suoi programmi per trasmettere un appello disperato del popolo ungherese che stava per essere sopraffatto dalle forse armate dell’Unione Sovietica. Una insurrezione domata nel sangue di tante povere persone. Mi sento ancora adosso la paura che mi colse sentendo quell’appello e la domanda che rivolsi a mio padre: “papà, ora cosa capiterà?” La risposta di mio padre volle essere rassicurante, ma io capii che per quei poveretti non c’era più nulla da fare, smisi di mangiare e mi rannicchiai sul divano in preda a pensieri orribili. Se dovessi cercare una motivazione remota per l’odio che provo per il comunismo, direi che l’insurrezione ungherese è una di queste e si aggiunge, alla deportazione di mio padre a Mathausen grazie al tradimento dei suoi “compagni”, mio padre aveva vent’anni e venne sacrificato per salvare esponenti del partito comunista in cui allora lui militava. Ovviamente in seguito ho trovato motivazione molto più ragionate per odiare il comunismo, ma queste due hanno segnato la mia vita.
Una lettura interessante sul comunismo è Il costo umano del comunismo
A proposito dei moti Ungheresi, vi segnalo il libro on line “Memorie” del Card. Joszef Mindszenty
potete scaricarli entrambi cliccando sui rispettivi link.
Ecco la presentazione del Libro.
Nella nostra epoca di falso pacifismo, dal momento che l’Occidente decadente preferisce vivere in pace
con assassini e tiranni piuttosto che con Dio, il lamento dei perseguitati turba la quiete degli uomini d’affari e l’attività dei diplomatici. Per questo la persecuzione religiosa viene soffocata nel silenzio. Forse nessuno dei nostri contemporanei ha sofferto tanto per questo scandalo come il Cardinale Mindszenty. E’ stato condotto per una Via Crucis che finora pochi altri hanno dovuto percorrere. Egli l’ha percorsa con fedeltà esemplare, senza odio verso i suoi persecutori, ma anche senza cedimenti laddove il compromesso
o la fuga avrebbero potuto rendergli più facile la vita. Ha seguito fedelmente il Signore. Poiché là dove era Cristo, doveva essere anche il Suo servo.
La sua durissima prigionia ebbe termine soltanto nel 1956, quando il popolo ungherese prese le armi per combattere contro l’invasore sovietico: liberando, primo tra tutti gli ungheresi in catene, l’arcivescovo di Eszertgom e Principe Primate.
Il 3 novembre, il Primate tenne in Parlamento un discorso memorabile in difesa della libertà che venne radiotrasmesso in tutto il Paese. Egli divenne l’anima vera della rivolta, la sua ispirazione spirituale, la voce più autentica di quella terra consacrata alla Vergine. Quella sera stessa i
carri armati sovietici aprirono il fuoco contro il popolo di Budapest.
La sua autobiografia mette in evidenza come il Cardinale Mindszenty abbia sofferto non solo per l’odio dei nemici di Dio, ma anche per la durezza di cuore di falsi fratelli e per gli errori di amici ben intenzionati.
sabato, ottobre 07, 2006

Nasce un nuovo campione

Il mio nipotino di 8 anni inizia oggi la sua carriera di calciatore nella squadra cuccioli di Saronno. Purtroppo il tempo non è dei migliori, ma sono certa che un atleta come lui non si farà intimidire da un po’ di pioggia. Faremo tutti il tifo per lui e per i suoi sogni. Forza tesoro della nonna, il Milan ti attende.

PS- la partita è andata alla grande, la squadra del mio nipotino ha vinto per 3 a 2
sabato, ottobre 07, 2006